Si tratta di un argomento che è ormai di dominio pubblico, su cui fiumi di parole si sono spesi, intere campagne di sensibilizzazione, spesso addirittura spot particolarmente shockanti, con l’intento di mettere in guardia sul consumo del cibo fast food, spesso denominato significativamente “cibo spazzatura”.
Il fenomeno è ormai abitudine consolidata all’interno della nostra società, un elemento che potremmo definire tipico dell’ottica e del costume occidentale, fatto di velocità, poca attenzione alla qualità, tendenza a lasciarsi attrarre più dalla forma che dalla sostanza.
Ma a quale prezzo? Stando agli ultimi dati e alle cronache più recenti, sicuramente non possiamo ritenere di navigare in “acque tranquille”, per la nostra salute ed un livello, quantomeno discreto, per il nostro benessere.
E’ di sole ventiquattro ore fa la notizia di un risarcimento di 17.500 dollari, che una nota catena di fast food sarebbe costretta ad elargire verso un suo ex-dipendente brasiliano, sottoposto ad un costante aumento di peso, di oltre 32 chili, nel periodo in cui gestiva un fast food del noto brand ed era costretto a verificare che tutti i cibi venduti fossero conformi agli standard richiesti dall’azienda.
Ci sono poi le centinaia di spot e pubblicità, che associazioni salutistiche, in difesa dei consumatori, organi contro la globalizzazione ed il cibo spazzatura ed altre innumerevoli entità, si impegnano giornalmente a diffondere su ogni mezzo di comunicazione, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi connessi ad un’alimentazione che privilegi cibi da fast food.
Ed ancora, molti provvedimenti sono stati presi anche da autorità locali, in molte città degli Stati Uniti, per arginare la piaga sociale dell’obesità, soprattutto quella infantile.
E’ il caso, dunque, di iniziare a far attenzione a ciò che ci viene servito giornalmente, poichè sotto l’aspetto invitante ed esteticamente ineccepibile si potrebbe nascondere vere e proprie insidie al nostro benessere.
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